Da “Made in Bologna, guida al design emergente” di Silvia Santachiara, 

Come vengono realizzate le tue lampade? Raccontami alcuni pezzi
La lampada che ritengo più vicina al mio percorso si chiama Arcaica. Arcaica è prima di tutto uno studio sul metallo e le sue metamorfosi. 

Per un lungo periodo ho lavorato con lastre di ferro, le ho manipolate, intaccate con diversi elementi, le ho lasciate decantare per studiarne le reazioni. Il tempo, l’attesa, sono stati elementi portanti dell’intero progetto.

Il ferro, quando si ossida, assume un aspetto che è ogni volta diverso, irregolare e imprevedibile; il suo processo di mutazione è continuo. La matericità e la colorazione che si ottengono con l’ossido di ferro, offrono un meraviglioso supporto per la luce.

In quello stesso periodo mi è stata offerta la possibilità di esporre una mia installazione ambientale ed io ho scelto di creare un piccolo villaggio fatto di case in ferro, bidimensionali e luminose, sopra una piccola collina di circa dieci metri quadrati.

Le case erano metafore dell’uomo e il villaggio un richiamo alla comunità. 

Ho costruito una decina di abitazioni, sintetizzandone la forma e illuminandole con luce radente al LED. Nel buio della notte l’effetto era quello di un piccolo e lontano nucleo di uomini.

Successivamente è nata la lampada. Arcaica è un quadro, una lampada da parete fatta di ferro, legno e luce LED. I sistemi illuminanti utilizzati, a bassissimo consumo elettrico, sono due. Il primo è una corona di LED installata tra la parte posteriore della lampada e il muro; il suo compito è di illuminare, con una luce radente, la parete che ospita la lampada. Il secondo sistema è una linea retta di LED che, dal basso, illumina la lastra in ferro ossidato, amplificandone il colore e la grande matericità. Il risultato è un quadro luminoso. Arcaica, dalla sua nascita, è stata concepita per creare uno spazio meditativo, uno spazio per l’uomo e per la sua interiorità.